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Ci sono momenti in cui la stanchezza che proviamo non ha niente a che fare con il corpo. Dormiamo, ci riposiamo, rallentiamo… eppure resta lì. Come una nebbia interna, come un silenzio pesante.
Questa è la stanchezza dell’anima. E spesso arriva dopo lunghi periodi in cui abbiamo “funzionato” più che vissuto. Siamo state brave, disponibili, competenti. Abbiamo fatto ciò che si doveva fare. E lo abbiamo fatto anche bene. Ma a un certo punto, qualcosa dentro si spegne.
La verità è che non siamo nate per funzionare. Siamo nate per fiorire.
Ti sei mai accorta di vivere giornate che scorrono una uguale all’altra, in cui tutto “fila”, ma tu ti senti distante da te stessa?
Smetti di entusiasmarti, ti sembra di non avere più visione, perdi contatto con il senso. Non c’è qualcosa di chiaramente sbagliato, ma nemmeno qualcosa di veramente vivo.
Molte donne che arrivano a questo punto pensano: “Cosa c’è che non va in me?”
Ma forse la domanda più vera è: “Cosa ho dovuto mettere da parte per arrivare fin qui?”
La stanchezza dell’anima spesso arriva quando alcune delle nostre maschere iniziano a caderci strette.
Il ruolo della figlia affidabile, della compagna accomodante, della professionista che tiene tutto sotto controllo. Abbiamo indossato queste vesti così a lungo da dimenticare che erano abiti di scena.
Poi qualcosa cambia. Le energie si abbassano, l’umore fluttua, i desideri si fanno più silenziosi. E quella che eravamo non ci basta più. Ma quella che stiamo diventando non la conosciamo ancora.
Questo spazio vuoto può spaventare. Ma è proprio lì che nasce qualcosa di nuovo.
Viviamo in un mondo che ci premia quando siamo forti, produttive, sempre presenti.
Ma la forza senza ascolto diventa rigidità. E la produttività senza scopo ci svuota.
Riconoscere di essere stanche non è debolezza. È coraggio.
Fermarsi è un atto rivoluzionario. Significa scegliere di non tradirsi più per rientrare nelle aspettative.
Significa, a volte, riconoscere che alcune scelte ci hanno allontanate da noi. E che possiamo tornare. Sempre.
Smettere di “funzionare” è il primo passo per guarire davvero.
È quando non riusciamo più a sostenere un ritmo che non ci appartiene, che iniziamo a chiederci cosa ci fa davvero bene.
È quando il corpo ci chiede tregua, che possiamo iniziare a trattarlo con cura.
È quando l’anima si fa silenziosa, che possiamo finalmente ascoltarla.
Non si tratta di mollare tutto. Si tratta di rientrare nel corpo, nella verità, nella presenza.
A volte il percorso inizia con un “no” sussurrato. Al lavoro troppo invadente. Alla relazione che non nutre più. Alle abitudini automatiche. Al senso di dover dimostrare sempre qualcosa.
Ritrovare sé stesse non è un’impresa eroica. È un atto d’amore ripetuto, ogni giorno.
Ecco alcuni piccoli gesti che possono aiutarti a recuperare spazio per te:
💧 Stacca dal rumore almeno 10 minuti al giorno. Nessun telefono, nessuna musica, nessuna parola. Solo te.
🌀 Scrivi ogni mattina una frase che ti fa stare bene. Anche solo: “Oggi mi scelgo”.
🌿 Nutri il corpo come nutriresti una persona che ami. Non per controllo, ma per ascolto.
🌙 Vai a dormire prima. Riposare è una dichiarazione di fiducia nel domani.
🌸 Lascia qualcosa che non ti serve più: un oggetto, un’abitudine, un pensiero.
Sono piccoli riti, ma funzionano come semi. Non cambiano tutto in un giorno. Ma segnano l’inizio del ritorno.
Se ti senti stanca nel profondo, non c’è niente da aggiustare. C’è solo qualcosa da ascoltare.
La tua anima non si è persa. Si sta facendo sentire.
E anche se può sembrare che ti stia chiedendo troppo, in realtà ti sta offrendo un dono: la possibilità di cambiare strada, prima che sia troppo tardi.
Tu non sei qui per funzionare come un meccanismo.
Sei qui per vivere, per sentire, per creare.
Per trovare la tua verità e abitare il mondo con presenza.
E se oggi sei stanca… va bene così.
Perché proprio lì, in quella stanchezza, si nasconde il seme della tua rinascita.
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