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Artista dell’Anima,
ci sono momenti in cui qualcosa ci chiama, ma non ha voce.
Una sensazione che si infila tra un respiro e l’altro, un’inquietudine che non è dolore ma nemmeno pace. Un leggero spostamento dentro, come quando senti che il vento sta per cambiare.
Eppure, nella vita di tutti i giorni, siamo abituati a coprire tutto questo: con le parole giuste, le abitudini sicure, i “doveri” che ci raccontano cosa sia importante. E il sentire resta lì. Inascoltato.
Spesso pensiamo che crescere significhi “capire”: capire da dove viene il nostro disagio, perché reagiamo in un certo modo, quali siano le dinamiche familiari, i condizionamenti.
Tutto utile, certo. Ma c’è un punto in cui la mente non basta più.
La trasformazione vera inizia quando accettiamo di stare nel sentire.
Non per giudicare, non per spiegare: solo per riconoscere.
Quando impari a sentire davvero, succede qualcosa di misterioso:
inizi a cogliere le sfumature che prima ignoravi.
Ti accorgi che una lacrima non è debolezza ma verità che esce.
Che un nodo alla gola può essere un sì che non hai mai detto, o un no che hai soffocato per troppo tempo.
Che l’irritazione, quella sottile, è spesso la tua anima che ti urla di cambiare strada.
Perché non siamo stati educati a fidarci del nostro sentire.
Ci hanno detto di essere ragionevoli. Di non esagerare.
Che certe emozioni erano “negative” o “da deboli”.
Così abbiamo imparato a costruire versioni funzionali di noi stessi. Efficienti. Presentabili. Coraggiose.
Ma dietro quelle maschere, a volte, c’è solo un bambino che non sa se è giusto provare ciò che prova.
E se c’è una cosa che ho imparato lavorando con tante persone sensibili, curiose, in cerca di verità — è che il dolore più profondo nasce quando ci separiamo da noi stessi.
Non c’è niente da conquistare fuori. Nessuna cima da raggiungere.
L’Esploratore, dentro di te, non vuole solo nuovi orizzonti: vuole scoprire chi sei, davvero, una volta tolti i pesi, le aspettative, le eredità emotive.
E l’Innocente — quella parte pura, luminosa, senza maschere — è ancora lì.
Aspetta solo che tu le dia spazio. Che torni a fidarti della tua voce. Che smetti di correggerti, spiegarti, trattenerti.
Come si fa, allora, ad ascoltarsi davvero?
Non serve rivoluzionare la vita.
A volte basta cominciare così:
Fermarsi. Dieci minuti al giorno, senza distrazioni.
Chiedersi: “Cosa sento, davvero?” — non “cosa penso di dover sentire”.
Respirare. Nel corpo. Senza correggere, solo accogliere.
Lasciare che emerga una risposta, anche silenziosa.
Può sembrare poco. Ma questi piccoli gesti sono semi.
Coltivati ogni giorno, cambiano il terreno in cui cresci.
Perché la verità non arriva sempre con parole chiare. A volte si mostra con un battito nel petto, un improvviso senso di pace, una malinconia dolce che finalmente può esistere.
Il sentire è la tua bussola interiore.
Non ti dirà sempre cosa fare. Ma ti dirà se una scelta è davvero tua.
Ti guiderà verso persone che ti fanno fiorire, e lontano da ciò che ti appassisce.
Ti porterà a riconoscere ciò che hai sempre saputo, ma non avevi mai avuto il coraggio di ascoltare.
E in quel momento, qualcosa si allenta.
La paura perde potere. La tua storia può cominciare.
Per approfondire, vai alla sezione Psicologia dell’Anima.
Myriam
Psicologa olistica ed educatrice emozionale specializzata in Persone Altamente Sensibili.
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