Ciao Artista dell’Anima, prima di tutto ti voglio avvisare che ho scritto questo articolo due giorni prima del triste incidente a Torino in Piazza San Carlo.
Oggi, più che mai, proprio in seguito all’allarme di Torino, mi sembra adeguato postarlo per chiederti di fare una riflessione importante.
Se tu sapessi che il mondo finirà entro due giorni che cosa faresti?
Perché ti faccio questa domanda?
No, non sono diventata improvvisamente “apocalittica” … sono sempre la stessa persona solare, e ti ho posto il quesito per un motivo ben preciso. Però ti chiedo di pensarci seriamente, anche se non è necessario rifletterci troppo a lungo.
Fatto?
Molto bene. E ora ti spiego il perché della mia domanda.
Non è strettamente correlata agli eventi di Torino in piazza San Carlo, ma ad uno in particolare, di tempo fa.
Devi sapere che qualche anno addietro un’infermiera, Bronnie Ware, in un articolo per Unbounded Spirit, ha riportato i rimpianti più comuni a lei rivelati dai malati terminali di un ospedale in cui lavorava. Di seguito ti riporto quelli che si sono classificati nella top ten:
- non avere mai inseguito fino in fondo i propri sogni e aspirazioni
- aver lavorato troppo lasciando da parte la famiglia
- avere dedicato troppo poco tempo gli amici
- aver detto troppe poche volte ti amo e ti voglio bene
- non avere detto quel che si pensava ed essersi tenuti le cose dentro
- non aver saputo mettere da parte l’orgoglio per risolvere conflitti e ostilità
- non aver avuto figli
- non avere risparmiato abbastanza per la pensione
- non avere risparmiato abbastanza per la pensione
- non essersi resi conto che la felicità è una scelta e avere preferito considerarsi una vittima
Come vedi i più grandi rimpianti delle persone sono legati soprattutto al non aver mantenuto rapporti interpersonali soddisfacenti, non aver espresso sentimenti importanti e profondi, non aver cercato di essere felici.
Le credenze limitanti: i nostri peggiori nemici
E ruotano intorno non solo a quello che non si sono permessi di vivere, ma anche a quello che non si sono concessi di essere:
“non mi sono permesso di essere una persona felice, non mi sono permesso di essere una persona che ama, ecc. ecc.”
I rimpianti sono anche strettamente collegati alle credenze limitanti: siamo talmente abituati a vedere la vita e noi stessi in un certo modo e siamo così abitudinari da perdere il senso del vivere. Ma l’abitudine è nemica: fa guardare sempre nella stessa direzione, ancorando al passato.
Ora ti faccio un’altra domanda: secondo te perché le persone si rendono conto solo in punto di morte di ciò che non hanno fatto e non sono state?
Io, una risposta, ce l’ho. In quel momento è più che mai naturale entrare in contatto con la propria vera essenza, la propria natura. Si è realmente a contatto con la propria anima, metaforicamente nudi di fronte ad un immaginario specchio che riflette noi stessi.
Un po’ la paura, un po’ la resa dei conti: non serve più a nulla mentire.
Ma, parlando con la gente (e per mestiere ne incontro tanta!), mi sono accorta che non serve necessariamente arrivare a quel punto per avere dei rimpianti. Ecco perché sto preparando un evento molto speciale, che si svolgerà Domenica 22 Ottobre, e di cui ti voglio svelare in anteprima il nome: